giovedì 1 settembre 2011

30 - La lettera (2) - Andrea

Ho bisogno di parlarti, di dirti quello che sento. Dello stomaco che si contorce, del pensiero ossessivo, che mi svuota l'anima e mi costringe a scuotere la testa violentemente per mandarlo via.
Dell'ansia che attanaglia le cosce, che mi fa male alle tempie e allo stomaco ancora.
Ma tu capiresti che ti amo ancora? Riuscirei a trasferire dentro il tuo cuore il tumulto che ribalta il mio e mi rende assente in mezzo agli amici, che mi tiene sveglio per ore e mi costringe a pensare, pensare, pensare, pensare, in un vortice vischioso di cose non dette e non fatte che forse avrebbero potuto cambiare tutto?


Perché mi hai chiamato? Credevo di aver superato il vuoto a cui mi hai condannato. Hai riaperto un piccolo spiraglio, ed il mio cuore s'è strizzato per poter passare, s'è infilato, schiacciato e stretto, nella piccola crepa che hai riaperto dicendomi: "Andrea, sono stata arrestata di nuovo. Ti prego, vieni qui".
Mi sono "zerbinato" ancora. Ho fatto quello che mi hai chiesto, come e quando hai voluto tu, certa della mia "fedeltà".
Siamo su due piani paralleli: non ci potremo incontrare più.
Ed intanto il tarlo si fa strada, mangia le sinapsi della ragione, lasciando intatte solo quelle della memoria, che mi tormenta e non mi dà tregua.
"Vai avanti, lascia perdere" mi dicono e mi dico anch'io.

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