venerdì 16 settembre 2011

43 - Il pacchetto - Giuseppe

Fortunatamente il viaggio da Bologna a Brescia si svolse regolarmente, con tanti principi di infarto, ma nessuno letale. Sembrò interminabile.

Arrivai a Brescia alle 19:56. In stazione c’era Daria ad attendermi col suo motorino. Nessuna traccia dei miei due compagni della mattina.
Mi accolse con un sorriso e tutti i miei bravi propositi si sciolsero in un istante.
Sorrisi anch’io; le dissi solo: “Tu sei pazza!”, calzai il casco e partimmo per casa sua. Impiegammo circa mezz’ora, tra strade statali e stradine sterrate di campagna.

I suoi non c’erano. Abitava in una piccola villetta unifamiliare in periferia, molto curata, con fiori e piante di diverse forme e colori. Un posto ameno, pensai tra me e me, sfoderando un termine desueto ma calzante.
L’ingresso era totalmente differente da quello che avevo immaginato nel sogno della mattina precedente. Lo stile era rustico, come quello delle baite di montagna, con mobili in legno di pino massello e cuscini fioriti sulle sedie e sulle panche.
Appoggiai lo zaino per terra, accanto al tavolo ricoperto da un centro tavola stracolmo di frutta di plastica. Mi piegai per aprire lo zaino e Daria spostò tutto, facendo spazio. “Esagerata!” le dissi.
Estrassi il pacchetto e cominciai a scartarlo, eliminando tutti gli strati di carta, plastica che avevo utilizzato. “Sarei io l’esagerata, eh?
La guardai serioso. “Dai, scherzavo” si difese.
Le consegnai il pacchetto così come Xavier lo aveva dato a me e cominciai a ripulire il tavolo dalla polvere di caffè che s’era sparsa un po’ dappertutto.
Le lo guardò, lo agitò. Sembrava veramente che lei fosse all’oscuro del contenuto.
Che faccio? Lo apro?”.
“Non lo so che devi fare Daria, io non ci voglio entrare in questa storia. Ho già avuto una paura bestiale, oggi, in treno, per ‘sto coso qua. Anzi, adesso vado via, voglio tornarmene a casa quanto prima”.
Perché? A parte che non puoi andare subito a Brescia perché il prossimo treno partirà domattina alle sei e venti. E poi non vedo proprio perché devi fare così. Hai fatto mille chilometri e te ne vuoi andare via così senza nessun motivo. Io non t’ho fatto nulla: t’ho solo chiesto la cortesia di portarmi una cosa. Non so cosa ci sia in questo pacchetto e non credo sia nulla di così pericoloso. Non esagerare.”
In quel momento sentimmo il cancelletto del giardino sbattere e pochi istanti dopo le chiavi che si infilavano nella serratura.
Ciao mamma, ciao papà, lui è Giuseppe, il cugino di Giammichele”.

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