domenica 18 settembre 2011

44 - Un sospiro di sollievo - Giuseppe

Dopo i convenevoli ci fu la cena. Il proposito di fuggire appena possibile, così come Federico mi aveva caldamente suggerito, era oramai irrealizzabile. Ai genitori dissi che sarei ripartito l'indomani mattina per Milano, ma l'insistenza della madre di fermarmi almeno per il pranzo fu tale da far sembrare scortese qualsiasi rifiuto. In fondo non mi dispiaceva restare lì, ora che il peggio era passato.

Dopo cena, in camera di Daria, aprimmo il pacchetto.
 La curiosità era più forte della finta indifferenza e del desiderio di rimanere estraneo a tutto.
La scatola di plastica, una volta staccato l'ultimo pezzo di scotch che teneva chiuso il coperchio, fu aperta da Daria con estrema cautela. Eravamo avvolti da un silenzio surreale. Daria sollevò il coperchio poi, allontanandosi dalla scrivania, disse stizzita: "Che stronzo!"
Erano centinaia di pillole colorate. Extasy, pensai. Ho trasportato un pacco pieno di droga.

"Sai cosa sono?" chiese.
"Posso immaginare", replicai. "Mi hai trasformato in un corriere della droga. Grazie, sai?" le dissi con un tono che non dava adito a fraintendimenti.
"Ma sei completamente scemo?" mi disse lei, spiazzandomi. Se non era droga cosa poteva essere?
"Sono solo integratori" virgolettando la parola integratori con le dita. "È vero che in Italia non sono ancora legali, ma in Svizzera si, lo sono. Non si arriva agli Europei se non prendi qualche aiutino" virgolettando anche la parola aiutino.
Quello del doping, delle gare agonistiche era un mondo a me sconosciuto e non volli azzardare giudizi superficiali. Ero sollevato. Potevo rimanere qualche giorno in più.

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