martedì 16 agosto 2011

15 - Il deserto - Daria

I miei diciassette e diciotto anni sono stati il deserto della mia vita. E come accade in ogni deserto, se ti va di culo sopravvivi, ma comunque ti rimangono indelebili le cicatrici addosso.

Il deserto era la solitudine che provavo quando sentivo i miei amici organizzarsi ora per una festa, ora per studiare assieme, o semplicemente per trascorrere il venerdì sera sotto i portici, davanti al bar del papà di Mario.
Il deserto era uscire comunque, nella speranza di incontrarli, di attirare la loro attenzione e che qualcuno di loro mi invitasse a fermarmi.
Il deserto era non trovare nessuno e decidere di rifare il giro, per non dare nell'occhio, per sperare di trovare qualcuno dopo dieci minuti. O venti. O trenta.
Il deserto era rientrare a casa, annoiata e triste. Sola come sempre. Ma adesso non per scelta. Perché le amicizie vanno coltivate. Bisogna prima seminare, curare il germoglio, pulire le foglie, per poi sperare di poter raccogliere qualche frutto.
La scelta l'avevo fatta a dodici anni. Ero troppo piccola. Dovevano avvisarmi. Dovevano insistere perché io non trasformassi lo sport in mania. Perché un tuffo è solo un tuffo. E se non diventi una campionessa comunque ti sei divertita. Hai gareggiato, che già è molto più di ciò che fa il novanta percento dei ragazzi della tua età.
Io invece avevo deciso di andare in piscina quattro volte alla settimana. Quattro volte alla settimana usavo quattro ore delle ventiquattro per esercitarmi sui carpiati, sulle capovolte, ... E c'erano anche il greco, il latino, la filosofia che non mi davano tregua. E ci di mise anche Andrea, con la sua costante presenza. E il deserto avanzava intorno a me. Inesorabile consumava ciò che rimaneva della mia adolescenza.

1 commento:

  1. Daria ha preteso troppo da se stessa, annullandosi, annullando le sue voglie… ha fatto dello sport, dello studio e di Andrea, il centro del suo mondo, pensando che si potesse fare a meno di tutto il resto, pensando che quelle tre cose bastassero per stare bene. Ma col tempo, ci si accorge che molte cose vengono meno, molte altre non ci sono mai state, altre ancora finiscono; ci si sveglia, si accendono i riflettori sul mondo intorno a sé, lasciato in ombra per anni e ci si scopre soli e infelici, bisognosi di tutto, di cose indecifrabili, di qualcosa che sconvolga la vita travolgendola di quella intensità che non c’è mai stata. Non riuscendo a nutrirsi di emozioni umane forti, delusa da un amore ormai finito, sfinita dalle giornate tutte uguali, priva quasi totalmente di autostima, perde la voglia di ricominciare, di partire da zero o, forse, non ci prova nemmeno e, anziché affrontare la vita, cerca la "distrazione" e prende la strada sbagliata…quella della droga.



    Questa pagina “Il deserto” mi piace perché emerge come la triade “studio-sport-amore” che <> a se stessa per anni, paradossalmente rappresenta un’ arma a doppio taglio che la conduce verso il crollo…



    …mentre pensava di farsi del bene, in realtà si stava privando di tutto…

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