mercoledì 24 agosto 2011

23 - La cena - Federico

Prima di ripartire per Brescia, Daria volle cenare con tutti noi per "ringraziarci dell'ospitalità e scusarsi di tutto". Così disse. 
Sembrò a tutti un addio anche se formalmente era un arrivederci. 
Organizzò tutto lei. S'informò via internet sul locale adatto (scelse un piccolo ristorante, molto elegante, vicino al mare), prenotò un tavolo per quattro chiedendo espressamente che si affacciasse sul mare. Scelse anche il menù, tutto a base di pesce, sebbene lei preferisse la carne. Io chiesi che il vino fosse un bianco mosso e ci portarono il mio preferito: un Prosecco di Valdobbiadene. 
La cena scivolò fuori e dentro di noi velocemente, in un'aria triste e surreale prima, serena e spensierata poi. Eravamo tutti un po' a disagio, ingessati per paura che ciò che sentivamo venisse a galla per un banale errore nella scelta delle parole: sapevamo che sarebbe stato l'ultimo giorno per Giammichele e Daria. E loro cercavano di nascondere l'immensa delusione lui ed il senso di liberazione lei. A me sembrò quasi che Daria stesse pagando una cauzione per poter uscire anche da questa galera. 
I camerieri entravano ed uscivano dal nostro tavolo velocemente, per non disturbare le nostre risate. Io e Giuseppe conoscevamo Daria da pochi giorni, eppure s'era creata tra noi quella sintonia che trasforma delle "conoscenze" superficiali in profondi affetti. Come amici d'infanzia che si ritrovano dopo tanto tempo e ricordano le vecchie scorribande fatte da ragazzi, così noi ripercorrevamo i quindici giorni passati insieme fino al momento dell'arresto.
Senza dirlo apertamente, Daria ci stava chiedendo di prenderci cura di Giammichele. Che ci guardava ridere e scherzare, partecipando poco alle nostre discussioni, già proiettato nella tristezza dell'abbandono che da lì a poche ore si sarebbe consumato. 

Dedicato a Mariangela, Francesca, Annamaria, Lorenzo e Luigi

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