martedì 26 luglio 2011

6 - Estate - Andrea

Il vento caldo soffia intorno a me e mi avvolge quasi come una coperta.
I bambini giocano nella strada di fronte: sembrano così felici!
Una palla  rotola via, lontano da loro, verso di me. Ansimanti e sudati  la rincorrono sorridenti.
Ed io sono qui a guardarli: vorrei unirmi a loro ma mi vergogno.
Il mio sguardo incrocia i loro. Interrogativi e un po’ intimiditi .
Ehi! Non sono poi così grande da non poter giocare con voi.
Ritorno sui miei pensieri. Ricordo l’incontro con Daria, i  suoi verdi occhi inumiditi dalle
lacrime represse. Chissà cosa avrebbe voluto dirmi invece di allontanarsi da me in silenzio. Forse nulla. Sono trascorsi otto anni dal nostro primo incontro in piscina. Eravamo bambini.
Mi piacque fin da subito: corpo esile e non particolarmente attraente; ma la sua figura emanava energia positiva.
Benché si impegnasse molto, per lei non era mai abbastanza. Era sempre lì, a provare e riprovare, ma il doppio carpiato non le riusciva. A me sembrava perfetto, da 10. E lei, dopo ogni tuffo, risaliva in piattaforma per rilanciarsi giù.
“Non starai esagerando?” le dissi. Poi vidi le lacrime e capii che quella non era la battuta giusta in quel momento.
Ma il giorno dopo, con un sorriso dolce e gli occhi allegri mi disse: “Ciao, io sono Daria. E Tu?”

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