Arrivai alla festa con mezz'ora di anticipo, da solo, vestito come un pinguino, in evidente imbarazzo per l'inappropriatezza del "costume" che avevo deciso di indossare per quella serata di finta amicizia.
Avrei incontrato, contemporaneamente Giammichele e Daria. E Federico.
Il rapporto con mio cugino Giammichele era ormai ridotto al solo salutarsi per strada, quando decideva di tornare a Massafra per incontrare i suoi vecchi genitori. Non mi avvisava del suo arrivo, n'è lo facevano gli zii.
Avevo provato a riallacciare con lui, ma la sua freddezza continua era sintomo della crepa irrimediabile che avevo creato tra noi.
Non entravo in una discoteca da anni. Non sono mai stato un frequentatore abituale di discoteche. Non mi piace ballare e non è poi così facile fare nuove amicizie. Non mi drogo e non mi ubriaco (quasi mai): sono sempre stato un alieno. Preferivo i pub o al massimo i disco pub.
La cosa che mi piaceva fare, da universitario, da alieno, era attraversare la pista da parte a parte, senza guardare nessuno, spostando gli altri con una leggera spinta delle spalle. La musica non la senti più, avverti solo i bassi nella pancia. Un leggero stordimento, creato da nulla.
Se la scena fosse ripresa dall'alto sarebbe simile a quella di una persona ferma su un marciapiede di Manhattan: tutto brulica intorno senza accorgersi di ciò che è immobile in mezzo al caos. Alla stessa maniera, ma con moto relativo inverso, io mi muovevo in un informe movimento di braccia, teste e gambe. Un finto divertirsi che non mi è mai appartenuto.
La storia tra Daria e me durò un paio di mesi, ma non decollò mai.
Provavo una gran delusione ogni volta che ci salutavamo per tornare ognuno alla propria vita. Mi sembrava di avere per le mani un gioiello, una cosa preziosa, senza sapere che farne. Mi piaceva, certo, ma... ma non eravamo fatti per stare insieme. Io meticoloso, diligente, ordinario; lei arronzona, menefreghista, straordinaria.
Non litigammo. Piano piano lei mi chiamava sempre meno frequentemente ed io non le chiedevo cosa avesse fatto nel tempo trascorso dall'ultima telefonata. Poi mi disse semplicemente: "Ciao". Chiuse il telefono e non la sentii più.
Questo non è un BLOG vero, ma un romanzo che verrà scritto di giorno in giorno; io lo definisco un "blogromanzo". La storia non è nota neanche a me. La svilupperò di volta in volta, anche raccogliendo i consigli dei vari eventuali lettori. Buona lettura. P.S. per chi si accinge a leggere per la prima volta suggerisco di cominciare dal primo capitolo, pubblicato a luglio 2011. Come tutti i romanzi, anche questo deve essere letto dall'inizio.
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Peccato però :(
RispondiEliminascrivi in maniera molto semplice riuscendo ad essere molto avvincente.Difficoltà doppia.
RispondiEliminaPoche righe mi hanno catturato. Bravo !!!!
Fabio M.
@ Fabio M.
RispondiEliminaGrazie.
Giuseppe (l'autore)